Chiesa e Convento Francescano di Santa Maria della Pace

Descrizione

Il Complesso Conventuale

Santa Maria della Pace originariamente era Santa Maria in Guardalupo, dove Guardalupo era il toponimo del luogo dove è sorto, posto a cavallo tra Alzano Maggiore e Nese. Risale al 1520 e viene edificato su preesistenze. Si tratta di una preziosa testimonianza della presenza dei frati francescani in terra bergamasca. Alla costruzione e al suo sviluppo contribuirono alcune fra le più facoltose famiglie alzanesi, che legano indissolubilmente il loro nome alla lunga storia della chiesa. La chiesa francescana accordò a tali figure il permesso all’utilizzo delle cappelle laterali quale luogo di sepoltura e ciò comportò l’arricchimento dell’apparato artistico ed iconografico. È il caso della famiglia del conte Pietro de’Gherardi, morto nel 1579, nella cui cappella gentilizia addossata al fianco destro della navata era ospitata la celebre “Madonna di Alzano”, opera di Giovanni Bellini (oggi conservata presso l’Accademia Carrara di Bergamo). Il tema iconografico della cappella, intitolata alla Immacolata Concezione, è del tutto simile a quello della omonima cappella situata nella Basilica di Sant’Antonio a Padova. Nei pennacchi risaltano le quattro figure femminili bibliche, di ottima fattura, ritenute precorritrici di Maria: Ester, Debora, Giaele che uccide Sisara, Giuditta che uccide Oloferne, mentre la cupoletta e le pareti sono dipinte con motivi e quadrature di gusto barocchetto, plausibilmente più tarde. I documenti d’archivio ci informano che i lasciti di famiglie importanti, e non, furono numerosi ed elargiti per ottenere sepoltura in un luogo dal grande richiamo spirituale. Nel 1596 il “monastero dei frati zoccolanti” ospitava dieci religiosi e già nel 1575, al tempo della visita di San Carlo Borromeo, contava quattro altari; cui ne vennero aggiunti altri sette in legno. Dal 1582 la chiesa ospita tre “scuole” o confraternite della Concezione, dei Cordigeri e di San Giuseppe. L’ultima, la più antica, era ospitata nella cappella eretta nel 1536. Delle confraternite si conservano, in parte, le lastre sepolcrali in marmo chiaro, inglobate nel pavimento del presbiterio. Nel 1597 i frati Minori Osservanti furono sostituiti dai frati Riformati, coloro che seguivano una più stretta osservanza della regola, per volontà di Frà Giacomo Mosconi da Leffe. Nel corso del secolo successivo sono molte le grazie qui depositate e strettamente legate alla grave pestilenza del 1630, che decimò Alzano. Sempre in quegli anni gli ambienti vengono arricchiti grazie all’opera generosa della nobildonna Delia Zanchi Pelliccioli, madre di Giovan Battista Pelliccioli, che dota il complesso di una biblioteca, adegua una sala alle riunioni dei sindaci della Veneranda Fabbrica di San Martino Vescovo, fonda una scuola di miniatura e istituisce una scuola per i figli degli operai. Nel chiostro si conserva ancora oggi, a pavimento, la lapide tombale del conte Pelliccioli e della madre Delia Zanchi. All’epoca il complesso era ancora appellato Guadalupo. Nel 1656 accoglie, con processione solenne, le reliquie donate dal canonico della Cattedrale e nel 1740 viene realizzato l’altare maggiore su disegno di Giovan Battista Caniana. Ai raffinati lavori d’intarsio del tabernacolo, che vedono l’uso di madreperla, lavorò anche la figlia di Giovan Battista, Caterina Caniana. Nel 1764 un fulmine danneggia seriamente il campanile e il presbiterio. Nel 1798 si avviano le procedure di soppressione volute da Napoleone e, nel 1810, il complesso viene definitivamente incamerato dal demanio. Risale al 1814 l’atto d’acquisto del milanese Giuseppe Lambertini, che nel 1818 vende a Lorenzo Martino Zanchi di Alzano. Sarà quest’ultimo a donare il complesso alla città con lo scopo di farne un luogo per la cura di malati e indigenti. Il convento diviene quindi sede dello “Spedale dei malati e infermi di Alzano Maggiore”, congregazione “degli Incurabili”, accogliendo militari e malati di colera. Nel 1828 assume la denominazione di “Pia Casa di Riposo”. Nonostante il cambio di utilizzo, continuano i lavori e gli interventi artistici all’interno della chiesa. Risale agli anni Trenta dell’Ottocento la splendida e inconsueta decorazione delle volte ad ombrello del presbiterio e del coro, opera dei Salvatoni da Gandino raffigurante i padri della chiesa e i miracoli di Cristo incorniciati da una finta architettura che è precoce espressione del nuovo gusto neogotico. Le lunette all’imposta delle volte raffigurano a monocromo i miracoli di Gesù, con filo conduttore le guarigioni, plausibilmente in omaggio alla nuova destinazione. Negli stessi anni si procede ad una riforma della facciata della chiesa e del “corridore” (ossia il lungo androne) che dalla strada immetteva al chiostro maggiore. La facciata minore conserva labili tracce delle dipinture che la ornavano, come le figure sacre riconoscibili grazie ai tratti incisi nell’intonaco delle finte nicchie e le iscrizioni nei tondi. La facciata della chiesa era plausibilmente ornata con statue nelle nicchie ed è caratterizzata da un portale classicheggiante con timpano in pietra arenaria di Sarnico. A rendere le facciate uniformi è il trattamento a finto bugnato, elemento tipico dell’architettura neoclassica. Il tempo, i periodi di abbandono ed il nuovo utilizzo hanno inciso sul corpo dei fabbricati che, sul finire del secolo, subiscono una riforma complessiva, la formazione di nuovi dormitori ed ambienti di servizio come ad esempio la lavanderia. Si inserisce nel progetto il restauro della chiesa, mentre il pavimento in piastrelle di cemento monocromatiche o policrome, a disegno, risale al 1894 e rispecchia lo stile del tempo, come pure i gradini in pietra artificiale realizzati con raffinati cementi decorativi ad imitazione di graniti, con venature rosse e grigie. Il soffitto dell’aula, a spioventi su ampi archi ogivali, viene integralmente ricostruito con una struttura mista in ferro e mattoni forati. La nuova decorazione è affidata al pittore Besta di Milano, con la consulenza per gli aspetti artistici dell’architetto Virginio Muzio. Il soffitto reca dei tondi incorniciati con ghirlande di frutta e conchiglie dal chiaro significato simbolico di salvezza e rinascita. Sono dipinti a fondo blu con motti latini in colore oro tratti dalla Liturgia delle Ore, che invitano alla preghiera e al rispetto del luogo: Domum tuam domine decet sanctitudo; Petite et accipietis quaerite et invenietis. I tondi dei sottarchi, invece, raffigurano santi legati all’ordine francescano: San Bonaventura, Sant’Orsola, ecc. Oggi la chiesa, con il campanile e i chiostri interni, costituisce una delle principali emergenze storiche, architettoniche ed artistiche di Alzano. Si tratta di un luogo di grande suggestione, identificativo del passato spirituale di questa vivace comunità.

I due chiostri erano originariamente separati da un muro di spina. Il chiostro maggiore, adiacente alla chiesa, mantiene ancora oggi la scansione di arcate su pilastri ottagoni in laterizio e le volte a crociera, mentre l’attuale fontana centrale e il giardinetto quadripartito sono frutto di modifiche attuate in pieno Novecento. Lungo i bracci occidentali del chiostro maggiore e minore si aprivano, nel Settecento, gli ambienti voltati più importanti: sacrestia, refettorio, sala del Capitolo, “scola”. Alle pareti erano dipinte stazioni della Via Crucis, oggi perdute. L’attuale dipinto murale, visibile sulla parete ovest, è il prodotto degli interventi di restauro attuati nel 1943-45. Il pavimento del porticato adiacente alla chiesa ospita la lastra tombale del conte Giovan Battista Pelliccioli del Portone e della madre Delia Zanchi.

Il complesso appare oggi inglobato nella costruzione del nuovo Ospedale, iniziata nel 1938 sui terreni liberi limitrofi. La riconversione, resa possibile grazie al generoso lascito di Teresa Fenaroli in memoria del marito l’ingegnere Cesare Pesenti, fu avviata con la costruzione del padiglione chirurgico affacciato sulla via di nuova costruzione nota come Provinciale Bergamo-Clusone. Seguono gli ampliamenti realizzati a partire dai primi anni Sessanta, firmati dagli architetti Carlo Panigada e Sandro Angelini (figlio di Luigi Angelini).

Modalità di Accesso

Accesso libero.

 

Luogo
Via Roma, Alzano Lombardo, BG, Italia
Costi

Gratuito.

Ultimo Aggiornamento

12
Dic/23

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