Palazzo Pelandi già Berlendis

Descrizione

Il Palazzo

La famiglia Berlendis, nota in Alzano Maggiore per la produzione e commercializzazione di lane lavorate, fece erigere l’edificio verso la metà del ‘600 in un’area già urbanizzata che presentava modeste preesistenze, forse di impianto cinquecentesco. Il committente volle conservare, oltre all’androne, un lato appartenete al vecchio cortile con due pilastri quadri, creando uno spazio a forma trapezoidale contornato da un portico con colonne di ordine toscano. A sud del cortile, il portico fu collegato ad un vestibolo passante che immette ancora oggi al giardino affacciato verso valle ed articolato sul terrapieno dell’antica via Sottoripa (ora via XXV Novembre). Lo schema d’impianto ricorda esempi assai celebri (palazzo Farnese a Roma), con un’accentuata assialità che guida lo sguardo dall’ingresso verso il giardino e quindi al paesaggio di Villa di Serio con il Santuario della Madonna del Buon Consiglio. Come tutte le residenze ubicate su questo lato di via Mazzini, il giardino godeva di una splendida vista verso il fiume Serio.

Gli elementi architettonici che decorano la facciata che prospetta su via Mazzini identificano l’edificio come il palazzo urbano più importante della città. Estremamente raffinate nel disegno e nella lavorazione sono le aperture realizzate in pietra Arenaria di Sarnico. Finemente scolpiti sono i timpani mistilinei spezzati, le spalle quadrate delle finestre al pianterreno, protette da inferriate incrociate ed il monumentale portale con balcone recante lo stemma della famiglia e decorato con splendidi motivi a fiori, girali e teste di leone. È questo il frutto di una riforma dell’edificio attuata intorno alla metà del XVII secolo, o poco oltre, coerente con lo status nobiliare acquisito dalla famiglia (un elemento scultoreo reca la datazione “1678”). Plausibilmente coeva al palazzo alzanese è Villa Berlendis a Capriolo, residenza di villeggiatura interessata da ampi locali affrescati. Gli esponenti di questa famiglia rivestirono ruoli importanti anche fuori Alzano e furono iscritti nel libro d’oro della nobiltà veneta nel 1662.

Palazzo Berlendis è oggi noto come Palazzo Pelandi perché durante la seconda metà del Settecento la proprietà fu ceduta dai Berlendis ai conti Pelandi. A questa epoca risale l’elegante facciata neoclassica che affaccia sul giardino, attribuita all’architetto Simone Elia data la somiglianza dei dettagli con altre sue architetture (Accademia Carrara di Bergamo). La facciata ampia accoglie l’intera estensione del corpo di fabbrica ed è connotata da un timpano che corona la parte centrale, dal bugnato gentile realizzato in intonaco e da elementi architettonici e figurativi in pietra ceppo gentile. Sempre in pietra ceppo gentile sono i due tondi con busti di uomo e di donna posti di profilo ed in posizione speculare. I recenti interventi di restauro hanno portato alla luce altri raffinati elementi decorativi di chiara matrice classicheggiante, come le conchiglie dipinte nelle lunette delle finestre e i festoni di frutti, leggibili grazie ai tratti incisi, del timpano sommitale.

Le stanze di rappresentanza prendono posto nel corpo che affaccia sul giardino ed hanno i caratteri distributivi, architettonici e decorativi propri delle residenze nobiliari più auliche. Domina la grande sala centrale, aperta sul giardino, ai cui lati si sviluppano in maniera simmetrica le sale più piccole. Lo scalone a doppia rampa è laterale rispetto all’asse principale e vi si accede dal portico, mentre il resto del piano terra è costituito da sale a volta disposte a lato del vestibolo passante. Il palazzo era dotato di un’ampia ghiacciaia interrata, rimasta in uso sino al Novecento inoltrato.

L’attuale assetto interno del corpo di fabbrica principale, compreso tra cortile e giardino, si deve alla riforma attuata dall’industriale del cemento Carlo Pesenti, che sposò la vedova di Domenico Pelandi. A questa fase si devono i pavimenti in piastrelle policrome di cemento e, in particolare, i dipinti dei soffitti. La volta a schifo (ribassata) del salone centrale presenta una raffigurazione decisamente aggiornata per l’epoca, dominata dalla specchiatura centrale che ospita su un cielo di fondo una elegante e sensuale figura femminile con putti e ghirlanda di fiori; il tutto è stato eseguito con un tocco rapido e immediato. Lungo i fusi perimetrali invece sono stati dipinti quattro volti di donna attorniati da vivaci motivi Liberty. I soffitti delle salette presentano delicati motivi floreali, distinti tra loro da differenti tonalità cromatiche e dettagli figurativi che sottolineano la destinazione d’uso originaria. Al piano terra originale è la saletta coperta con volta a vela su base ellittica, decorata con fiori di diversa specie dipinti su un fondo azzurro.

Modalità di Accesso

Accessibile libero in occasione di visite guidate e della festività patronale di San Martino Vescovo (11 novembre).

Luogo
Via Mazzini, 17, Alzano Lombardo, BG, Italia
Costi

Gratuito.

Ultimo Aggiornamento

04
Mag/24

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